L’Ingegnere Cosimo Ligorio da Villa Castelli a Nottingham per riparare ossa e ferite attraverso biomateriale
Oggi, domenica 24 novembre 2024, vi parliamo di un altro nostro talento villacastellano e questa volta nel settore scientifico.
La storia dell’Ing. Biomedico Cosimo Ligorio e del suo team di studi.
Ecco il dialogo nell’intervista a lui fatta.
Parlami un po’ di te e dei tuoi studi, visto che sei originario di Villa Castelli e per tutti coloro che non ti conoscono.
Mi chiamo Cosimo Ligorio e sono originario di Villa Castelli, anche se tutti mi conoscono come ‘Mino’. Ho 33 anni, sposato con Angela e papa’ di un bellissimo bambino di nome Diego. Al momento vivo a Nottingham, ma ho trascorso tutta la mia adolescenza a Villa Castelli e spesso, quando posso, torno in paese per festeggiare le feste o le vacanze estive. Di Villa Castelli ho ricordi bellissimi, penso come tutti i concittadini andati via.
Sin da piccolo ho sempre avuto una forte passione per la natura, per i lavori manuali e per l’ingegneria, infatti ricordo con felicita’ i pomeriggi passati in campagna dai nonni e la mia famiglia in Contrada Renna e Fallacchia tra le vigne e gli ulivi, cosi’ come le giornate estive passate nell’officina di papa’ (Rocco Ligorio) che faceva l’elettrauto. Dopo le scuole medie, mi sono displomato al Liceo Scientifico ‘F. Ribezzo’ di Francavilla Fontana, dove ho scoperto la mia passione per la Fisica, la Biologia e la Chimica. Dopo il diploma sono partito per Pisa dove mi sono iscritto alla Facolta’ di Fisica. Avevo il sogno di diventare uno scienziato, ma ben presto mi sono reso conto che Fisica non era per me e quindi mi sono iscritto ad Ingegneria Biomedica. Dopo la triennale sono volato in UK per una specialistica in Biomateriali all’Universita di Manchester e sempre qui ho conseguito il dottorato in Medicina Rigenerativa. Dopo il dottorato, ho vinto una borsa di studio per un anno a Manchester e da li all’Universita’ di Nottingham, dove sono al momento.
Da quanti anni sei a Nottingham?
Con la mia famiglia viviamo a Beeston, una cittadina in provincia di Nottingham, da circa 1 anno e mezzo, dopo essere stati un anno a Birmingham e 5 anni a Manchester. L’Inghilterra viene sempre associata alla pioggia incessante, ma devo dire che qui il clima e’ piu temperato e siamo circondati dal verde. Le foreste dell’East Midlands mi ricordano il verde della Puglia e mi fanno sentire meno lontano.
I materiali in gel stampati in 3D
Cosa fai? Di cosa ti occupi?
Sono ricercatore all’Universita’ di Nottingham. Mi occupo di Medicina Rigenerativa e di Biomateriali. Alla base della mia ricerca c’e’ la volonta’ di rigenerare organi e tessuti danneggiati, ricorrendo a materiali compatibili con il corpo umano, o biomateriali. In modo particolare mi occupo di peptidi, piccole porzioni di proteine, che come mattoncini Lego sono in grado di autoassemblarsi per generare dei gel iniettabili che hanno diverse funzionalita’. Una di queste e’ la possibilita’ di usare questi peptidi come mezzo molecolare per comunicare con le cellule, in particolar modo per guidarle verso la rigenerazione dei tessuti. Al momento ci occupiamo di rigenerare porzioni ossee, ma in passato ho anche lavorato anche sul disco intervertebrale. Amo tantissimo la mia ricerca perche’ e’ in grado di combinare le diverse discipline che ho studiato nel tempo, come la chimica, l’ingegneria e la medicina.
Parlami del progetto. Cosa c’è di innovativo? Qual è la scoperta? Di cosa si tratta?
Recentemente, abbiamo pubblicato un lavoro sulla rivista internazionale Advanced Materials, in cui presentiamo un metodo innovativo in cui i peptidi sono in grado di interagire con il sangue per generare materiali che possono essere stampati in 3D e impiantati per la rigenerazione ossea. Vorrei partire dal presupposto che il corpo umano e’ una macchina fantastica, ma ha delle limitazioni. Per esempio, il corpo e’ in grado di rigenerare ferite e fratture, purche’ queste siano piccole e circoscritte. Una delle prime cose che accade durante la guarigione di ferite e fratture e’ il sanguinamento e coagulazione del sangue. Durante questa fase, il corpo innesca un effetto domino in cui cellule e molecole fanno di tutto per fermare il sanguinamento e guarire la ferita. Quello che abbiamo fatto noi e’ interagire e cooperare con cellule e molecole del corpo umano per amplificare questo processo e renderlo piu’ efficiente. Cosi’ facendo abbiamo creato materiali ibridi, basati su sangue e peptidi, in grado di rigenerare una porzione mancante del cranio di un topo. Siamo molto entusiasti per il lavoro e per quello che abbiamo creato, in quanto questo approccio potrebbe cambiare il nostro modo di pensare alle protesi e sistemi impiantabili. I materiali che abbiamo creato non hanno rigetto (come le normali protesi) perche costruiti a partire dal sangue del paziente stesso e sono estremamente funzionali. La ricerca ha bisogno di tempo per arrivare negli ospedali, ma spero che questo studio possa creare le basi per studi futuri, applicazioni biomedicali e altre borse di studio per giovani che come me hanno voglia di dare il loro contributo nell’ambito della medicina rigenerativa.