La trisnonna Maria Domenica Venza compie 100 anni: quarta ultracentenaria di Villa Castelli
La signora Maria Domenica Venza nasce il 18/12/1924 dall’unione dei coniugi Felice Venza e Anna Sarcinella, nei pressi di via Belvedere. Quarta di ben nove figli: cinque femmine e quattro maschi, lei è l’unica in vita.
Da piccola, assieme ai fratelli, aiutava la famiglia nelle varie faccende contadine: zappare la terra, raccogliere i fichi ed essicarli al sole. Amava giocare a “’ttìcs”, gioco della lippa, che si effettuava colpendo al volo con una racchetta di legno un bastoncino, appuntito su entrambi i lati, dopo averlo fatto saltare in aria con un colpo assestato a terra centrando una delle punte. Vinceva chi lo scagliava più lontano. La famiglia di nonna Domenica, come detto precedentemente, era di origini contadine, lavoravano nei campi. Suo padre, era maestro di costruzione dei classici muretti a secco che circondano le nostre campagne pugliesi. Quando il loro papà chiamava i suoi figli per essere aiutato nella lavorazione delle pietre, chiedeva ai figli: “C’è vulit? Li mulun (erano le pietre grandi) o li cucumurun? (erano le pietre piccole)”. Maria, una sorella di Domenica, prendeva le pietre più piccole e il fratello Antonio, più giocherellone, raccoglieva la verdura, “fògghiə”.
Durante la sua gioventù che ci riporta al periodo della Seconda Guerra Mondiale, si aveva paura e timore che i soldati portassero via il cibo e la sua famiglia nascondeva le provviste nei granai. Un giorno, un maresciallo che camminava per le strade del paese, si fermò davanti alla loro abitazione e per rispetto fece il saluto militare e la sorella Maria, molto birichina, aveva un contenitore con dentro delle patate e ironicamente rispose dicendo: “ha fatt lu salut a li paten!”.
Quando erano piccole, assieme alle sue sorelle, si divertivano truccandosi il viso con ciò che rimaneva nel “pusunèttə”, un calderotto in rame o in ferro stagnato per riscaldare l’acqua.
La trisnonna Domenica ama dire il rosario e alcune antiche preghiere e filastrocche. Altra sua passione era la cucina e quando era più giovane era molto brava nel preparare le orecchiette, le pettole, le lasagne e i taralli dolci.
Lei e la sua famiglia hanno vissuto anche in Contrada “Corame”, nei pressi di Contrada “Specchia Tarantina” e “Spezzatarallo”, immersi nella natura e nei trulli della Valle D’Itria. Conobbe il suo futuro marito qui, quando, lui assieme a sua madre e futura suocera di lei, andarono vicino alla casa, la “lamia” della famiglia di Domenica per presentarsi e la mamma di lui disse: “te la pigghiə?”, chiedendo se si volesse findanzare con suo fuglio e da quel momento nacque il loro amore.
Domenica assieme a suo marito Donato Parisi si sono sposati nel 1949 circa e il loro matrimonio è durato più di sessantanni, fino al 2011, anno della morte di suo marito. Dalla loro unione sono nati sette figli: Antonia, Anna che non c’è più, Rosa, Giuseppina, Felice, Rita e Francesco. Lei ha ventuno nipoti, trentanove pronipoti e un trisnipote, arrivando a ben cinque generazioni.
La coppia da giovane.
Quest’anno a Villa Castelli, oltre a lei, abbiamo festeggiato un altro centenario (un uomo) che sommando agli altri due ancora in vita di 103 anni e 101 anni (due donne), raggiungiamo un totale di quattro nonni della nostra comunità.
Vocaboli in dialetto tratti dalla Trilogia “Il vocabolario illustrato del dialetto di Villa Castelli” di Angelo Giuseppe Chirulli.
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