La Chiesa Vecchia: luogo danneggiato e saccheggiato nel passato ma da cui è nata la comunità di Villa Castelli
Agli inizi del 1800 il Duca Carlo Ungaro, dopo aver dato inizio ad un primo nucleo abitativo attorno alla fattoria Li Castelli, provvide ai residenti, sempre più numerosi, di una prima chiesa. In seguito ad un comodato con l’Arcivescovo di Taranto Monsignor De Fulgore, il Duca incaricò dell’opera il cognato Giantommaso Marrese. Questi abbattendo un muro, incorporò all’antica cappella l’annessa scuderia ormai non più in uso. Al di sopra furono costruiti un campanile a vela e una volta emisferica, mentre all’interno, oltre all’altare maggiore, furono sistemati altri cinque altari, dieci statue, i quadri della Via Crucis e un organo. Al disotto della struttura invece fu costruito un ampio locale che fu adibito a cimitero, il primo del paese, dato che fino al 1926 siamo stati frazione di Francavilla Fontana e i defunti venivano sepolti nei comuni di origine. Il Marrese infine assegnò alla nuova chiesa l’annua rendita di 72 ducati e nominò come cappellano il sacerdote Don Leonardo Greco di Ostuni. La nuova Chiesa fu benedetta nel 1822 da Don Angelo Galiano e fu dedicata al SS. Crocifisso. Al termine della Missione, tenuta dai Padri Vincenziani della vicina Oria il 22 maggio del 1830, il Vicario Generale Arcidiacono Lombardi, con delega del vescovo di Oria Mons. Lanzetta, elevò la chiesa a parrocchia, dedicandola a San Vincenzo de’ Paoli. Per oltre un secolo fu questa la Chiesa Madre dei nostri avi. In questo periodo svolsero qui il loro ministero i sacerdoti Giuseppe Stranieri, Vito Antonio Cervellera, Alessandro Galasso e Angelo Andrea Di Trezzo. La prima Cresima fu amministrata dal Vescovo di Oria Monsignor Giandomenico Guida. Dal 1854 al 1884 il Vescovo Luigi Margarita, natio di Francavilla Fontana, venne a Villa Castelli per ben sette volte per amministrare il sacramento della Confermazione a 1590 cresimandi. Con l’apertura al culto della nuova Chiesa parrocchiale nel 1938, nella vecchia chiesa si continuò a celebrare la Messa nei giorni festivi. Nel 1960 la chiesa vecchia fu ristrutturata e restaurata, per essere poi, con il passare degli anni, chiusa al pubblico e utilizzata per varie attività ricreative e sociali.
Ecco a voi un’approfondita scheda che parla dettagliatamente della Chiesa Vecchia.
LUOGO: Piazza Caduti di Nassirya, già Largo Chiesa Vecchia.
OGGETTO: Vecchia Chiesa intitolata a San Vincenzo de’ Paoli.
CATASTO: F°9, lettera C
CRONOLOGIA: XVI sec.
AUTORE: Ignoto
DEST. ORIGINARIA: Chiesa parrocchiale
USO ATTUALE: struttura per manifestazioni culturali
PROPRIETA’ ENTE: Chiesa San Vincenzo de’ Paoli
DESCRIZIONE
La vecchia chiesa è situata a sud dell’attuale Palazzo Comunale (un tempo masseria fortificata appartenente ai principi Imperiali di Francavilla Fontana), nella piazzetta omonima. L’edificio a pianta rettangolare è formato da un’unica navata, con annessi locali, pian terreno e primo piano sul lato destro. La muratura esterna è in pietra fino alla copertura, la struttura portante, anch’essa in pietra ha copertura a stella multipla in tufo. La facciata priva di elementi decorativi, ha portale rettangolare per l’ingresso, il pavimento è in cotto, con presenza di botole. Nel 1938 con l’apertura al culto della nuova parrocchia, nella chiesa vecchia si continuò a celebrare la messa nei giorni festivi. Negli anni ’60 la Chiesa fu ristrutturata e restaurata per essere poi, con il passare del tempo, chiusa al culto, ed utilizzata per varie e diverse attività di carattere religioso, ricreativo, artistico, culturale, sportivo e sociale (un grave errore averla smantellata dei suoi beni culturali dato che era, è e sarà sempre la Chiesa da cui è nata un’intera comunità. Stesso sbaglio per altre antiche e caratteristiche costruzioni come i coni, che circondavano la Parrocchia e tutto il complesso architettonico, già il paese aveva poco da un punto di vista storico-artistico e in più ci hanno privato di tutto più di ogni altro paese). Sulla parte frontale interna, dove un tempo era posto l’altare maggiore, negli anni ’80 fu installato un palco in legno.
COME SI PRESENTAVA
La chiesa ad unica navata, ad aula rettangolare con i suoi 21 metri di lunghezza per 10.50 m di larghezza, e copertura con volte a stella multipla si presentava nel seguente modo. Sulla parete frontale era posto l’altare maggiore in pietra bianca di Ostuni, donato dal vescovo di Oria Fabrizio Cimino durante il suo vescovato 1798-1818, traferito nell’attuale Cappella del Crocifisso. Ai due lati dell’altare vi erano i seggi del celebrante. Tre per ogni lato, semicircolari con base in muratura e sedili di legno. Il presbiterio si elevava di un gradino, impreziosito da una balaustra in ferro, rispetto all’aula. Alle spalle dell’altare vi era un corridoio e per mezzo di una porta si accedeva nella sacrestia, l’attuale Cappella del Crocifisso, che ospitava le antiche statue in cartapesta e lignee della Via Crucis.
Dalla sinistra del presbiterio, attraverso un arco a tutto sesto, si accedeva nella cantoria, costituita da un soppalco a scala di legno, che custodiva l’antico organo; la parte sottostante era occupata dalle sedie per chi partecipava alla messa. Sul lato sinistro della Chiesa vi erano anche due cappelle, con volte a botte, di cui una nata al Santissimo Sacramento, unica ad avere la cupola che fungeva da lucernario, con l’altare in pietra bianca di Ostuni posto sulla parete destra; l’altra custodiva il Battistero, formato da una conca di granito incavato nel muro sinistro e una nicchia dove era posta la statua della Madonna della Fontana sul muro destro.
La parete destra dell’edificio sacro presentava altari con le rispettive nicchie. Ai due lati del portone d’accesso vi era una nicchia che custodiva la statua di San Giuseppe e quella della Madonna della Fontana. Sappiamo che, oltre all’altare maggiore e del Sacramento vi era l’altare del Crocifisso, della Madonna della Fontana, dell’Immacolata e di San Francesco de Geronimo. Vi erano anche dieci statue ornate miseramente: Sacro Cuore di Gesù, Addolorata quella più antica scomparsa, due della Vergine della Fontana di cui una scomparsa, la Vergine dei fiori scomparsa, San Giuseppe che fine ha fatto? San Gioacchino scomparsa, San Francesco d’Assisi quella più antica scomparsa, San Vincenzo de’ Paoli quella più antica scomparsa, San Francesco de’ Geronimo scomparsa, oltre ad una grande Crocifisso che dovrebbe essere il simulacro portato in processione durante la Settimana Santa. Vi sono pure altre statuette e quadri della via Crucis; era fornita di due confessionali in noce, di manifattura locale anch’essi scomparsi o bruciati… (voci veritiere di testimonianze del popolo!). Non possedeva arredi e oggetti preziosi o artistici. Non vi era un archivio, i pochi libri parrocchiali erano custoditi nella casa del Parroco.
Intorno al 1810-20 fu modificata la parte esterna del lato ovest, murando gli archi per ricavare le cappelle. La parete sinistra interna della chiesa fu sventrata e furono costruiti gli archi a tutto sesto per accedere nelle cappelle. Nel 1963 furono aperti i muri comunicanti delle cappelle, di conseguenza la parte superiore crollò perché si tolsero i piedritti, il sostegno su cui poggia l’arco, i lavori di riparazione furono eseguiti nello stesso anno a cura del Genio Civile.
TIPOLOGIA EDILIZIA – CARATTERI COSTRUTTIVI
PIANTA: Aula rettangolare
COPERTURE: Volte a stella multipla
VOLTE O SOLAI: Volte a stella in conci di tufo
SCALE: Scala in muratura
TECNICHE MURARIE: Muratura in pietra informe
PAVIMENTI: Mattoni in cotto con botole
STRUTTURE SOTTERRANEE: Nessuna
NOTIZIE STORICO – CRITICHE
In seguito ad un accomodamento tra l’Arcivescovo di Taranto De Fulgore e il Duca Carlo Ungaro, quest’ultimo, non potendo effettuare il pagamento di messe celebrate in suffragio di parenti nel Duomo di S. Cataldo di Taranto, concesse l’uso di una parte della fabbrica, la scuderia degli Imperiali, per la costruzione della Chiesa, ed eseguì a sue spese i relativi lavori di ristrutturazione, abbattendo i muri di mezzo che le separava dall’adiacente antica cappella, ottenendo un unico e ampio ambiente destinato alla popolazione che aumentava con l’andare degli anni.
Fu così che l’antica stalla dei Principi Imperiali, dopo un lungo periodo di stasi che si protrasse per diversi anni, divenne parrocchia il 22 maggio del 1830 durante la missione dei Padri Vincenziani della casa di Oria (nei nomi di padre Catello Martino, Modestino Iandoli, Domenico Marano, Enrico De Rensis e Raffaele De Sanctis), che giunti al villaggio il 2 maggio, diedero inizio alla predicazione che durò quattro settimane ( e terminò il giorno della SS. Trinità) riuscendo a coinvolgere tutta la comunità nella loro azione di rinnovamento e non solo a quelli che risiedevano nel villaggio, ma rivolsero l’attenzione anche nelle campagne, recuperando alla fede anche i più ostili e soccorrendo materialmente i più diseredati. Nello stesso tempo la chiesa fu arredata di quadri, di statue e fu provvista del battistero e della sepoltura.
Il 24 maggio dello stesso anno, monsignor de Fulgore, in visita a Grottaglie, per la posa della prima pietra della Chiesa S. Francesco De Geronimo, portò personalmente il Santissimo Sacramento ai fedeli e amministrò la Cresima. Il 6 giugno successivo, i villacastellani come riconoscenza verso i missionari della Casa di Oria, dedicarono la parrocchia a San Vincenzo de’ Paoli.
Nella Vecchia Chiesa parrocchiale durante il periodo di guerra 1940-43 sono state dislocate delle truppe italiane e tedesche. In seguito alla caduta dell’abitato di un quadrimotore polacco carico di bombe, avvenuta la mattina del 6 gennaio del 1944, ed alla conseguente esplosione, si ebbero dei danni all’edificio.
Ingresso al cimitero sotterraneo dove furono sepolti i primi abitanti del loco. Si intravede anche la scarpetta di una bambina.
Il 13 novembre 1896 in occasione della Visita Pastorale di Mons. Teodosio Maria Gargiulo (1895-1902), vescovo di Oria, viene stilata la seguente relazione sui beni della parrocchia.
Questa Chiesa è un rettangolo di metri 21 per 10,50 circa oltre due piccoli cappelloni ed una sacrestia; che in origine era lo stallone del principe di Francavilla; poscia fu acquistata dalla famiglia Ducale di Monteiasi che tuttora forse ne vanta in diritto. Essa Chiesa manca di un titolare canonicamente, ma si trova in tanto che essendo stati qui per i primi i missionari di S. Vincenzo de’ Paoli, nel 1830. i quali vi impiantarono il fonte battesimale ed il SS. Sacramento; vi lasciarono come titolare della Chiesa il detto S. Vincenzo, senza però alcun documento; mentre un’altra tradizione più remota vuole che l’antica cappella esistente in questo luogo, fosse dedicata al Crocifisso. Come pure si manca in questo paese d’un Protettore od una Protettrice, sebbene, essendo uno il territorio con Francavilla, si è sempre ritenuta la V. [vergine] della Fontana Protettrice ed il Cuore di Gesù Protettore.
La Chiesa manca di addobbi in generale ma vi sono, oltre l’altare maggiore, altri cinque altari, cioè, del Sacramento, del Crocifisso, della Madonna della Fontana, dell’Immacolata e di S. Francesco de’ Geronimo; parati miseramente. Vi sono pure n° 10 Statue, cioè: un Cuore di Gesù, un’Addolorata, due della Vergine della Fontana, una delle V. [vergine] dei Fiori, un S. Giuseppe, un S. Gioacchino, un S. Francesco d’Assisi, un S. Vincenzo de’ Paoli, un S. Francesco de’ Geronimo; ed altre 7 statue rappresentanti i misteri di Cristo e 3 confessionali, di cui due in buono stato ed uno vecchio.
Nessuna rendita ha questa Chiesa, tranne un piccolo fondo del valore approssimativo di lire 500,00 ed una casetta a crudo in questo abitato di pochissimo valore, e perciò in uno stato miserrimo, vivendosi soltanto dall’abolo dei fedeli; più ha ancora una rendita di lire 42,50 all’anno. Che per tradizione vanno lire 17 al SS. Sacramento ed il rimanente per celebrazione di messe.
Qui è sempre esistito com’è tutt’ora il Cappellano della famiglia Ducale di Monteiasi, adesso in persona di P. Luigi Fumarola, con un assegno annuo di lire 412,50, così ridotta perché prima era maggiore. La congrua parrocchiale poi consiste nella maschinissima somma di lire 300 lordo.
In questo stato di cose è necesarissimo che un provvedimento si prenda per questa Chiesa Parrocchiale; sia perché insufficiente a contenere il popolo crescente e sia per la mancanza d’un cespite, essendo non solo la più povera della Diocesi e forse del Regno, avente pure la cura e l’obbligo di provvedere ai bisogni d’un paese di circa 3 mila abitanti.
Villa Castelli, 13 novembre 1896 / E[conomo]C.[urato] Giuseppe Caliandro
Nota di tutti gli arredi Sacri della Chiesa Parrocchiale di Villa Castelli, giusta disposizione dell’III.mo Monsignor Teodosio Gargiulo in data 18 ottobre corrente anno 1896
1° Calici e patene N.° 3, uno d’argento, l’altro di ottone con coppa di argento e l’ultima di ottone.
2° Pisside N.°3, di ottone con coppe d’argento, di cui una piccola per viatico in campagna con una teca d’argento, e che per custodia.
3° Reliquie N.°2, una contenente un pezzo di legno della S. Croce di N.S.G.C. con suggelli, ma l’asta rotta, l’altra d’argento contenente le reliquie di S. Francesco d’Assisi con altre.
4° Croci N.°1 di ottone per processione
5° Incensieri con navette N.°5 nuovissime corrispondenti ai cinque colori della rubrica; più altre sette, di cui tre in ottimo stato; 3 rattopatte ed una incompleta.
7° Stole N.°9 di cui 3 nuove e 6 in uso.
8° Tonacelle N.°12 di cui 2 nuove e le altre in buono stato
9° Cappe magne N.°5 per i cinque colori, di cui una nuova e le altre usate.
10° Pallio N.°1 nuovo di color bianco.
11° Ombrelli N°2., uno nuovo rosso, l’altro vecchio.
12° Veli omerali N.°5, di cui 2 nuovi, due usati ed uno in cattivo stato.
13° Camici N.°6, di cui 2 privati e 4 della Parrocchia.
14° Cotte N.°7, di cui sei private e una della Parrocchia.
15° Corporali N°.10, tra nuovi e servibili.
16° Purificatori N.°20, in buono stato.
17° Messali N.°4, di cui 2 grandi e due messaletti per i morti, in buono stato.
Villa Castelli 13 novembre 1896 /Economo Curato / Sac. Giuseppe Caliandro
1898, 8 maggio Cerimonia ufficiale dell’inizio di costruzione della chiesa nuova con benedizione, alla presenza del vescovo di Oria Mons. Teodosio Maria Gargiulo (1895-1902) e di tutto il popolo di Villa Castelli. Quella domenica, ricorrenza dedicata alla Madonna di Pompei, fu festa grande per don Giuseppe Caliandro e per i concittadini, Nuovi orizzonti si aprivano per tutta la Comunità. Per l’occasione il vescovo propose un altro progetto per la Chiesa redatto dall’ingegnere fiduciario di Curia Tommaso Marsella (1869- 1951) di Cosimo da Manduria.
Questi sono solo dei piccoli estratti della lunga vita della nostra Parrocchia, dalla vecchia alla nuova sede, partendo dal 1793 e fino ai giorni nostri.
Antico portone in legno (ora in fase di restauro).
Informazioni tratte dai volumi “LA FEDE FATTA PIETRA A VILLA CASTELLI” dei concittadini Prof. Pietro Scialpi con la collaborazione di Padre Raimondo Lupo, 2008 ;
Giuseppe Caliandro, VILLA CASTELLI: Storia della erigenda Chiesa “S. Vincenzo de’ Paoli” e della sua comunità, 2021
Parte prima: 1793 – 1952
Prefazione di Rosario JURLARO