Il Partito Democratico di Villa Castelli a Roma commemora Antonio Gramsci
In occasione dell’anniversario della scomparsa di Antonio Gramsci, il Partito Democratico di Villa Castelli rinnova il proprio tributo al pensiero e all’eredità dell’illustre intellettuale e politico sardo. Di seguito, il comunicato ufficiale che dettaglia l’omaggio reso e l’impegno continuo verso i valori Gramsciani.
“Istruitevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra intelligenza. Agitatevi, perché avremo bisogno di tutto il nostro entusiasmo. Organizzatevi, perché avremo bisogno di tutta la nostra forza”. Antonio Gramsci 1° maggio 1919
Come ogni anno la sezione del Partito Democratico Antonio Gramsci di Villa Castelli ha deposto una rosa rossa per Antonio Gramsci sulla tomba del grande intellettuale e martire italiano al cimitero acattolico di Roma nel giorno della sua scomparsa. Una ricorrenza che vede l’omaggio da parte del Partito Democratico Nazionale, della Direzione Nazional di Sinistra Italiana, del Partito della Rifondazione Comunista, della Fondazione Gramsci, della International Gramsci Society della Fondazione Rosa Luxemburg e di tante altre organizzazioni associazioni e istituzioni italiane, europee ed internazionali.
Il martire laico Antonio Gramsci ha patito il carcere fascista a Turi di Bari in Puglia è dunque ancora più vicino al popolo pugliese oltre a quello della Sardegna dove è nato, del Piemonte dove ha studiato e di Roma dove è stato deputato, cervello e leader indiscusso del Partito. Antonio Gramsci, fondatore a Livorno nel 1921 da una scissione del Partito Socialista Italiano del Partito Comunista Italiano dal quale derivarono il Partito democratico della Sinistra poi divenuti Democratici di Sinistra e attualmente Partito Democratico e da un altro ramo Rifondazione Comunista, è uno dei filosofi italiani più tradotti e studiati al mondo e il più importante intellettuale italiano del ventesimo secolo.
La sezione di Villa Castelli del PCI poi del PDS e dei DS poi del PD è sempre stata intitolata ad Antonio Gramsci. Nel confluire del psiup-pdup nel PCI si chiamò “Unione Gramsci” nome con il quale venne registrato negli archivi nazionali del partito comunista italiano depositati presso le Fondazioni del patrimonio culturale del Partito.
Di Gramsci, oltre ai quaderni del carcere e alle lettere dal carcere e ai numerosi articoli di cultura che scrisse sull’Avanti, su Ordine Nuovo, su l’Unità, sulla Città Futura e altri giornali, è importante il richiamo ai valori della cultura e dell’impegno politico e sociale. Il suo invito ai giovani ad organizzarsi, ricordato dal movimento studentesco di sinistra il 25 aprile 2024 89° anniversario della liberazione dal nazifascismo nelle celebrazioni a Roma in Piazzale del Partigiani al fianco dell’ANPI.Ma soprattutto vogliamo ricordarlo per il suo invito ad abbattere il muro dell’indifferenza che permette a poche mani, non controllate di influenzare la società. È nell’indifferenza che si erodono e sottraggono ai cittadini e al popolo tutto i diritti conquistati.
Antonio Gramsci scriveva sulla Città Futura nel febbraio 1917 “Odio gli indifferenti. Credo che vivere voglia dire essere partigiani. Chi vive veramente non può non essere cittadino e partigiano. L’indifferenza è abulia, è parassitismo, è vigliaccheria, non è vita. Perciò odio gli indifferenti. L’indifferenza è il peso morto della storia. L’indifferenza opera potentemente nella storia. Opera passivamente, ma opera. È la fatalità; è ciò su cui non si può contare; è ciò che sconvolge i programmi, che rovescia i piani meglio costruiti; è la materia bruta che strozza l’intelligenza. Ciò che succede, il male che si abbatte su tutti, avviene perché la massa degli uomini abdica alla sua volontà, lascia promulgare le leggi che solo la rivolta potrà abrogare, lascia salire al potere uomini che poi solo un ammutinamento potrà rovesciare. Tra l’assenteismo e l’indifferenza poche mani, non sorvegliate da alcun controllo, tessono la tela della vita collettiva, e la massa ignora, perché non se ne preoccupa; e allora sembra sia la fatalità a travolgere tutto e tutti, sembra che la storia non sia altro che un enorme fenomeno naturale, un’eruzione, un terremoto del quale rimangono vittime tutti, chi ha voluto e chi non ha voluto, chi sapeva e chi non sapeva, chi era stato attivo e chi indifferente. Alcuni piagnucolano pietosamente, altri bestemmiano oscenamente, ma nessuno o pochi si domandano: se avessi fatto anch’io il mio dovere, se avessi cercato di far valere la mia volontà, sarebbe successo ciò che è successo?
Odio gli indifferenti anche per questo: perché mi dà fastidio il loro piagnisteo da eterni innocenti. Chiedo conto a ognuno di loro del come ha svolto il compito che la vita gli ha posto e gli pone quotidianamente, di ciò che ha fatto e specialmente di ciò che non ha fatto. E sento di poter essere inesorabile, di non dover sprecare la mia pietà, di non dover spartire con loro le mie lacrime.
Sono partigiano, vivo, sento nelle coscienze della mia parte già pulsare l’attività della città futura che la mia parte sta costruendo. E in essa la catena sociale non pesa su pochi, in essa ogni cosa che succede non è dovuta al caso, alla fatalità, ma è intelligente opera dei cittadini. Non c’è in essa nessuno che stia alla finestra a guardare mentre i pochi si sacrificano, si svenano. Vivo, sono partigiano. Perciò odio chi non parteggia, odio gli indifferenti.”Sarebbe opportuno ricordare i martiri laici e marxisti del regime fascista in Italia. Accanto alla rinomina di una scuola a Giacomo Matteotti nel centenario del suo assassinio da parte dei fascisti sarebbe giusto ricordare Antonio Gramsci con un monumento e la nomina di uno degli istituti del territorio comunale. La rinomina dei due plessi scolastici delle scuole elementari sarebbe l’occasione giusta per una cesura netta e antifascista.
Roma, 27 aprile 2024
Il segretario della sezione
dott. Benedetto Ligorio