AttualitàEvidenzaTop

Dal PD di Villa Castelli sostegno al referendum della CGIL

In un comunicato incisivo, la sezione “Gramsci” del Partito Democratico di Villa Castelli riporta in primo piano le questioni legate ai diritti dei lavoratori, offrendo una chiara distinzione tra la sinistra e la destra nella politica attuale. La loro analisi critica riguarda le politiche e le riforme che hanno influenzato negativamente la vita dei lavoratori negli ultimi decenni. Di seguito, pubblicheremo il comunicato integrale per permettere ai nostri lettori di comprendere a fondo la posizione del partito.

Il metodo più semplice e sicuro per distinguere da sinistra dalla destra è la prospettiva sui diritti dei lavoratori. Così come, chi dice che destra e sinistra non esistono (o sono la stessa cosa), è di destra ma si dichiara di cento e ‘moderato’. Tanto più una forza politica propone l’estensione dei diritti economici, sociali, culturali e politici dei lavoratori, tanto più quella forza politica è autenticamente di sinistra e compiutamente democratica.

In tal senso è opportuna una profonda critica dei partiti di centro e dei moderati, la destra nel discorso sui lavoratori non è nemmeno considerabile in quanto parte dal distinguo tra lavoratori ed è in definitiva antisindacale, corporativa e di conservazione o peggio di reazione sociale ovvero al servizio di ristrette élite predatorie che vivono di evasione, fatturati esteri e rendite.

L’autocritica necessaria, in primo luogo, ai centristi che ad una moderna idea di sinistra, di tradizione comunista, del vero socialismo e del sindacalismo operaista, pienamente progressista ed ambientalista ha preferito il liberalismo, è quella di aver sacrificato sull’altare del profitto aziendale le condizioni di vita di decine di migliaia di lavoratori a partire dallo smantellamento dei loro diritti dagli inizi degli anni 90 e a proseguire con la riforma Fornero del governo Monti e il jobs act del governo Renzi.

La condizione assolutamente inaccettabile nella quale sono stati messi migliaia di esodati è stato lo specchio di una mentalità fondata sul privilegio che non ha voluto cedere nulla del proprio lucro, facendo ricadere i costi di una crisi economica, che il sistema liberale aveva determinato, direttamente sulle spalle dei lavoratori e in particolare degli operai. La falsa retorica della Lega Nord e di Fratelli d’Italia sulla legge Fornero è stata smascherata al la prova della responsabilità di governo, quando i loro parlamentari si sono rivelati incapaci di abolirla. Ma il distinguo tra la sinistra da un lato, e la destra e il centro dall’altro è che mentre la sinistra prevede la prassi dell’autocritica e della purificazione delle proprie strutture (molti di coloro che hanno sostenuto il jobs act sono usciti dal Partito Democratico o hanno fatto atto di autocritica o tentano ancora di sfuggire alla questione) la destra e il centro incorrono sistematicamente negli stessi errori, ovvero depauperare i lavoratori dei propri diritti, incrementare i margini di lucro attraverso lo sfruttamento anziché generare un sistema virtuoso di consumi e crescita socioculturale ed economica sostenibile.

Dal punto di vista politico per discernere chiaramente la sinistra da un lato, dalla destra e dal centro dall’altro, è fondamentale sostenere il referendum proposto dalla CGIL per abolire le norme sui licenziamenti del Jobs Act che consentono alle aziende di non reintegrare una lavoratrice o un lavoratore licenziata o licenziato in modo illegittimo nel caso in cui sia stato assunto dopo il 2015. L’abolizione del tetto massimo all’indennizzo in caso di licenziamento ingiustificato, in modo da lasciare che siano i giudici a determinare il giusto risarcimento al lavoratore/lavoratrice senza alcun limite. Abolire la liberalizzazione dei contratti a termine. Abolire la norma che esclude la responsabilità delle aziende committenti nell’appalto e nel subappalto in caso di infortunio e malattia professionale della lavoratrice e del lavoratore, per avere un sistema che garantisca la salute e la sicurezza dei lavoratori. Il decreto legislativo n. 23 del 2015 ha sottratto la tutela della reintegra agli assunti a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015. Una grave macchia che infanga la storia della sinistra e prodotta dal governo Renzi. Un governo che danneggiò pesantemente i lavoratori e i diritti conquistati negli anni ’70 la stagione dell’avanzata delle sinistre sulle destre e sul centro. Non è un caso che quella mentalità politica regressiva e involutiva sia oggi al centro, insieme alle altre ale moderate, marginali, uscite dal partito democratico. Ed è proprio sulla firma e il sostegno a questo referendum che si discerne l’area progressista, autenticamente di sinistra, democratica e dalla parte dei lavoratori, dalle aree reazionarie di destra e conservatrici di centro fondate sulla rendita e sullo sfruttamento. Finché i lavoratori saranno precari, saranno più facilmente ricattabili, i loro diritti, le loro opinioni politiche, le loro condizioni sociali, sono minacciate costantemente dalla possibilità di licenziamento anche senza giusta causa. Quando i centristi pensarono all’abolizione dell’articolo 18 dello Statuto dei Lavoratori, sapevano di colpire il sistema di tutele e garanzie dei lavoratori, ovvero le loro libertà politiche, economiche e la loro rappresentanza sociale e proprio qualche giorno fa il centro ha svelato la sua vera identità, attaccando frontalmente la CGIL e il Partito Democratico.

È opportuno ricordare che Sindacato e il Partito non sono la stessa cosa. L’uno ha il compito della rappresentanza sociale, l’altro quello della rappresentanza politica. Due sfere distinte che sono sempre funzionali all’avanzamento dei diritti dei lavoratori, poiché senza i partiti di sinistra non c’è l’avanzata dei diritti nel sistema parlamentare, senza il sindacato di sinistra non c’è un sistema di tutela dei diritti. Entrambi sono fondati sul sistema del conflitto sociale nell’arco delle libertà costituzionali, dell’ambientalismo, del laicismo, del pacifismo, dell’inclusività e della solidarietà, come motore del sano progresso dello Stato.

Stare dalla parte dei lavoratori non significa stare dalla parte dei deboli come paternalisticamente con una logica di centro si afferma, perché, i centristi non hanno ancora imparato la lezione fondamentale: i lavoratori non sono i “deboli”. Stare dalla parte dei lavoratori significa stare dalla parte del motore che fa avanzare lo Stato, ovvero quella forza progressiva che consente il peno sviluppo economico e sociale e culturale della Repubblica. È dunque opportuno, come hanno già fatto la segretaria del Partito Democratico Elly Schlein, molti parlamentari di sinistra e democratici e numerosi candidati alle elezioni europee del PSE – Partito Democratico, firmare per il referendum.

Contrariamente a chi afferma che le ideologie non esistono è compito dei dirigenti dei partiti di sinistra e democratici ribadire che le idee di progresso migliorano il Paese. Con le idee di sinistra dopo la sconfitta del fascismo italiano grazie ai partigiani, inserite nella Costituzione, l’Italia è diventata una Repubblica democratica fondata sul lavoro. Con le idee di sinistra è stata abolita la monarchia, è stato conquistato il diritto all’aborto, al divorzio, i diritti dei lavoratori, gli asili pubblici, i diritti delle lavoratrici madri, i permessi di maternità, la scuola pubblica e laica a tempo pieno, i diritti degli studenti, i consultori pubblici. Sono i diritti sociali che costruiscono la libertà. Un cittadino senza diritti non è libero. I centristi che pensano che i partiti debbano essere di soli amministratori o peggio un costante riproporsi di comitati elettorali senza idee sono spesso coloro che a queste riforme si sono opposti o che le hanno viste come aspetti secondari in confronto all’amministrare il quotidiano, sono invece le conquiste che hanno fatto dell’Italia un Paese moderno e con un welfare all’avanguardia. E sono proprio quei centristi dagli anni ’90 ad oggi ad aver tentato di danneggiare i cittadini, privando i servizi pubblici e il sistema statale nel suo complesso dei fondi necessari al suo pieno funzionamento per poi privatizzare e lucrare sui cittadini.

È importante ribadire che non si può permettere agli stessi politici che hanno sostenuto il jobs act di riciclarsi, è dunque importante ricominciare dal supporto ai referendum per rottamare il jobs act e l’idea errata che ne era alla base e per ripristinare il welfare rafforzando i diritti dei lavoratori.

Dr. Benedetto Ligorio, Ph.D.
Segretario PD ‘Sezione Gramsci’ Villa Castelli

Emanuele Rosato

Ciao! Sono Emanuele Rosato, giornalista mesagnese di nascita ma ormai trapiantato a Villa Castelli dal 2016. Sono appassionato di tecnologia, comunicazione e tradizioni, ma anche molto attento ai temi sindacali, alla tutela degli invisibili, all'ambiente, alla natura e alla rivoluzione green. Credo che sia importante dare voce a chi non ha voce e lottare per una società più equa e sostenibile. Nel mio giornale, condivido le mie riflessioni su questi temi e su molti altri. Ti invito a seguirlo per scoprire di più e unirti a me nella missione di costruire un mondo migliore per tutti.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *