Due chiacchiere con il vincitore del Festival Canoro Michele Piccoli.
Lo scorso primo ottobre, piazza municipio ha visto trionfare “Pianto un fiore” del cantautore di Villa Castelli Michele Piccoli, vincitore della terza edizione del Festival Canoro Città di Villa Castelli organizzato da Gianni Valente
In questi giorni abbiamo deciso di farvi conoscere meglio la sua canzone e il suo rapporto con la musica attraverso una piccola intervista/chiacchierata.
Come è nata questa canzone? Quanto tempo hai impiegato a comporre il testo e la musica?
“Questa canzone è nata un po’ di tempo fa.
La scintilla che fece nascere “pianto un fiore” fu una notizia che appresi alla tv sulla necessità di rendere il mercato del lavoro ancora più flessibile e privo di garanzie per i lavoratori, altrimenti, secondo quanto dichiarato dal servizio, non ci sarebbe stata crescita e quindi nuova occupazione.
A quel punto spensi la TV e mi misi immediatamente sulla chitarra, come spinto da una forza superiore, come se avessi già tutto chiaro in mente.
In altri termini non feci altro che trasporre la mia rabbia, la mia inquietudine (perché mi rendevo conto lucidamente, che contrarre diritti sociali in nome della produttività non è e non sarà mai abbastanza per le élite) in accordi e testi.
Scrissi e composi tutto di getto. Avevo la melodia in testa e il testo scorreva quasi che scrivessi sotto dettatura.
Tuttavia, partendo dalla scintilla della rivendicazione sociale di chi è ultimo, subordinato e forse di questi tempi perdente (cioè i lavoratori), la canzone verte anche sulla liberatio dall’alienazione a cui questa società, con il dogma della performance e del profitto, ci costringe.
Ecco perché “Pianto un fiore” è un inno a non diventare mai macchina o mezzo di qualcun’ altro.
La gente deve essere autentica nel bene e nel male, coltivando le proprie passioni ed esprimendo le proprie emozioni e le proprie idee.
Solo così il fiore piantato potrà crescere e portare bellezza.
Una landa desolata senza i colori e senza il profumo delle piante non dà certamente una sensazione di felicità e armonia, ma forse il “sistema” vuole proprio questo.”
Perché hai deciso di portarla al festival?
“Ho deciso di portare questa canzone al festival per tre motivi:
prima di tutto per la profonda amicizia e stima che nutro per l’organizzatore dell’evento Gianni Valente,
poi perché volevo condividere il mio pezzo con tutto il pubblico presente e non, affinché arrivasse il messaggio ivi contenuto.
Terzo fattore non da trascurare, perché la band che mi ha aiutato nell’ esecuzione e arrangiamento del brano, “Il Supergruppo”, gode della mia stima e fiducia.”
Quando hai deciso di partecipare?
“Ho deciso di partecipare qualche mese fa dopo un simpatico e interessante colloquio con l’organizzatore Gianni Valente e ho constatato la genuinità del progetto.
Già conoscevo il festival canoro avendovi partecipato nelle due edizioni precedenti con altri due pezzi sempre autoprodotti “La mia vita” e “Libera”, quindi sapevo benissimo a cosa andavo incontro.”
Quando nasce la tua passione per la musica?
“La mia passione per la musica nasce già a 6 anni quando mio padre mi regalò per il compleanno un piccolo pianino bontempi (che ancora conservo).
A quei tempi non c’erano tante distrazioni e svaghi (telefonini, computer ecc… ) come oggi e passavo un sacco di ore a comporre in maniera molto semplificata le melodie che ascoltavo in radio.
Forse è a causa di tutto quel tempo passato sulla pianola che ho scoperto il mio orecchio assoluto e la capacità di comporre melodie proprie.
Poi è arrivata l’adolescenza e l’ascolto di musica di grande qualità: il grunge, Depeche Mode, i Pink Floyd e tutti i grandi cantautori italiani, lí io ho sentito la necessità di acquistare una chitarra e di imparare da autodidatta le basi musicali, gli accordi…
Ma la verità è che oggi la musica per me rappresenta una grande amica, se non proprio una cura, una sorta di autoterapia, praticamente un balsamo per le ferite che tutti noi quotidianamente subiamo e accumuliamo per la meravigliosa, ma terribile al tempo stesso, necessità di stare insieme e per la nostra vertiginosa alternanza tra l’essere zoon politikon e l’ hobbesiano homo homini lupus; due definizioni antinomiche dell’uomo, ma spesso calzanti e che forse descrivono bene la luce e il buio dell’uomo, riuscendo sostanzialmente a descrivere le grandi contraddizioni dell’ agire umano.”
Cosa vorresti dire agli partecipanti?
“Voglio dire ai partecipanti che hanno partecipato con me a questa edizione del festival che sono stati veramente magnifici, ma soprattutto umani, nel senso che si è creato un gruppo di persone che si sono date psicologicamente man forte a vicenda durante l’ esibizione e senza il minimo personalismo o egoismo.
Veramente una bella serata passata con persone vere, che hanno avuto il coraggio di metterci la faccia (e la voce) e abbracciare con la loro esibizione tutto il paese.
Per questo sono orgoglioso di aver partecipato a questo festival, proprio perché è anche da occasioni come queste, dove si mischiano partecipazione, coraggio e solidarietà, che una comunità nasce, cresce e si unisce nella consapevolezza di un comune sentire e di un destino comune.”
Cosa pensi del festival e cosa ti rimarrà da questa esperienza?
“Il festival canoro di villa castelli può rappresentare una grande opportunità per la nostra comunità per lo sviluppo della cultura musicale locale e non.
Se si avrà la lungimiranza di portare questo progetto avanti, esso potrà arricchirsi sempre più di nuovi artisti e nuove sfaccettature, che lo potrebbero rendere rilevante anche fuori dal contesto prettamente locale.
Questo è quello che io auspico.
In un certo senso, il festival si rifà perfettamente al tema della mia canzone, dove esso può rappresentare un fiore appena piantato che con cura, amore e anche un po’ di fortuna può crescere e rivelare tutta la sua bellezza.
Ognuno di noi dovrebbe piantare dei fiori nella propria vita io ne ho tanti dalla musica, dallo studio e dalla lettura, dalle amicizie, passando per l’impegno civico nel volontariato della Proloco locale come vicepresidente, ma soprattutto dal mio fiore più grande bello e profumato di cui vado fiero ed orgoglioso: la mia famiglia a cui dedico questa vittoria.”
Ringraziamo Michele per la disponibilità e per il tempo che ci ha concesso e gli facciamo ancora tanti complimenti.
Non vediamo l’ora di rivederlo su un palco a condividere con tutti noi la sua musica.
Intervista davvero lodevole al tanto stimato e vero artista Michele Piccoli. L’anno scorso facendo parte della giuria lo apprezzai molto oltre che per la vena artistica per il suo modo umile di porsi. Gli auguro con tutto il cuore di andare olre, c’è da faticare tantissimo ma essendo un bravissimo cantautore ha bisogno di sostegno morale e credo materiale,e sono convinta che potrebbe farcela. Andare oltre vuol dire non fermarsi al concorso locale,ce ne sono tantissimi e molto validi! Un grande in BOCCA AL LUPO MICHELE Ringrazio per l’attenzione. Cordiali saluti Rosa Ciraci!👋👋🤩🌹🌹🌹
Bella intervista Michele sei porta voce di tutti noi che amiamo, la Musica, la lettura…. Per me lo scrivere di getto oltre che il canto. Grazie ancora a Gianni per il suo operato e per aver fatto sì che tutti noi concorrenti fossimo in sintonia regalando al pubblico la nostra voglia di metterci in gioco sempre e comunque. 🖋️
Dove le parole finiscono inizia la musica, la musica aiuta a scavalcare i limiti imposti dalle parole quella sera ascoltando il tuo brano ho trovato una moltitudine di emozioni , la musica è per l’ anima quello che la ginnastica è per il corpo. Complimenti per il tuo talento impegno e dedizione !!!!!!
(Provato)
Bellissima intervista mi hai emozionato quando ti ho visto cantare ,ami la musica e la musica è come la vita: si può fare in un solo modo, insieme e tu lo hai fatto insieme a tantissimi cittadini di villa castelli ,bravissimo continua così! Sei una persona d’ altri tempi umile, riflessivo, mite socievole! Congratulazioni
Complimenti Michele ascoltando il tuo brano ho avuto i brividi (pianto un fiore) aiuta a ridurre la fatica mentale, complimenti vivissimi.
Hai dato la migliore espressione della musica cantando “pianto un fiore “si nota che ai scritto un testo mosso da un profondo sentimento tracciando emozioni in cui tutti possiamo riconoscerci.La musica è la lingua dello spirito.Sei davvero in gamba michele ! Continua cosi !