Medaglia d’onore ad Achille Giuseppe Caliandro. Cerimonia in Aula Consiliare
Alla presenza del Prefetto Carolina Bellantoni, del Sindaco Giovanni Barletta e del Consiglio Comunale, del Comandante della locale stazione dei Carabinieri Giancarlo Di Lena, del rappresentante della Comunità Ebraica Cosimo Yehudà Pagliara, si è svolta oggi, nell’ aula consiliare del Comune di Villa Castelli, la cerimonia di assegnazione della Medaglia d’onore ad Achille Giuseppe Caliandro, cittadino di Villa Castelli che, sul fronte Greco, fu catturato, dopo l’armistizio, il 9 settembre del 1943 e fatto prigioniero dai tedeschi fino al 5 aprile 1945, per essersi rifiutato di aderire al nazifascismo.
Ritira la medaglia Vito Antonio Caliandro, figlio dell’ormai compianto Achille.
Presente in sala una rappresentanza dell’Istituto Comprensivo Dante Alighieri di Villa Castelli. I ragazzi hanno potuto visionare un video testimonianza delle atrocità avvenute nei campi di prigionia ed ascoltare dalla voce diretta dei deportati, una delle vicende storiche che più hanno lasciato il segno, sino a permanere nei giorni nostri.
Grazie agli interventi del Sindaco, del Prefetto e del Rappresentante della Comunità Ebraica, gli studenti hanno potuto riflettere sulle vicende che in questi giorni hanno riempito le pagine di cronaca italiana, relative all’aggressione di un ragazzino ebreo avvenuto in Toscana.
Messaggio unanime che si è levato dall’aula, che eventi simili siano d’insegnamento ancora oggi e in maniera sempre più forte, affinché atti qualsivoglia di discriminazione, non vengano mai più perpetrati.
Riportiamo integralmente il discorso di apertura del Sindaco Giovanni Barletta:
“Questa giornata, per me, ha un valore davvero importante perché rappresento una città che ha visto molti uomini che nella Seconda Guerra Mondiale hanno dovuto sacrificarsi e abbandonare le proprie famiglie, alcune volte senza mai farci ritorno.
Achille Giuseppe Caliandro, all’età di 19 anni, viene chiamato alle armi, obbligato a prendere parte ad una guerra di cui forse, non poteva capirne neanche il significato.
Destinazione Modena, viene poi inviato a combattere tra la Grecia e l’Albania dove, a seguito dell’Armistizio, viene catturato per essersi rifiutato di aderire al nazifascismo.
L’Armistizio determina una ferma convinzione nei giovani combattenti italiani, tant’è che moltissimi scelgono di opporsi al regime.
Alcuni disertano, scappando via e affrontando kilometri, di Nazione in Nazione per cercare di fare rientro nelle proprie case, altri vengono catturati e inviati nei campi di prigionia.
650 mila ragazzi italiani si ritrovano prigionieri in campi situati in Germania e in Polonia, tra questi il giovane Achille Giuseppe che , a 20 anni, comincia il suo calvario, impiegato nella produzione dell’acciaio, nel riciclaggio delle scorie, nella costruzione di ferrovie e tanto altro.
Già Negli anni ‘60 gli vengono conferite due Croci al Merito di Guerra e oggi, riconosciamo a questo cittadino di Villa Castelli, la Medaglia D’Onore che sia segno di gratitudine e riconoscenza per tutto il dolore patito e per il coraggio di testimoniare con fermezza il suo NO al nazifascismo.
Saluto i familiari presenti in sala, Il Prefetto Carolina Bellantoni e i presenti tutti, che, con me, oggi, rendono onore ad una persona
che segna, ancora oggi le nostre coscienze.
Voglio che, però, arrivi forte un messaggio a tutti.
Non possiamo dimenticare, noi adulti, quello che è accaduto nei campi di prigionia e nei campi di sterminio e non possiamo tacere
ai nostri figli, le crudeltà e le bassezze che sono state inflitte ai prigionieri di guerra, agli ebrei ma anche alle persone disabili, alle
persone con disagio psichico, agli omosessuali, agli emigrati…
L’aggressione che in questi giorni è avvenuta in provincia di Livorno, ai danni di un ragazzino ebreo, ci deve ricondurre ad una
riflessione sul nostro ruolo educativo e ci deve guidare a testimoniare ancora oggi, che atti simili non possono e non devono
più ripetersi.
Solo così possiamo rendere onore a quanti hanno perso la vita e a
quanti hanno dovuto subire la disumanità e la cattiveria in nome di un progetto politico abominevole”.